Il Club alpino italiano invita i propri Soci e tutti gli amanti della montagna a compiere azioni concrete per ridurre l’impatto delle attività umane sugli ecosistemi, a partire dal contenimento dell’inquinamento da plastica. Il tutto per sensibilizzare le Amministrazioni pubbliche sull’urgenza di politiche di tutela dell’ambiente concretamente rivolte alle generazioni future
Ogni anno il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 15 dicembre 1972 con la Risoluzione 2994 e celebrata per la prima volta nel 1973.
«Mai come in questo momento in cui l’emergenza prodotta dai cambiamenti climatici è di tutta evidenza, la celebrazione di questo evento mondiale non dovrà ricadere nella banalità ripetitiva», afferma il presidente della Commissione centrale Tutela ambiente montano del Club alpino italiano Raffaele Marini. «Sotto il termine “ambiente” si racchiudono molti concetti connessi e interdipendenti per cui affrontare il tema proposto per il 2023 richiede un approccio metodologico, un forte contributo scientifico, la grande disponibilità dei Governanti ad ascoltare e l’impegno globale dei cittadini a modificare comportamenti e abitudini consolidate».
L’inquinamento causato dalla plastica
Ogni anno l’Onu stima che 19-23 milioni di tonnellate di plastica vadano ad inquinare fiumi, laghi e mari. Ancor più grave e incidente è l’evolversi delle microplastiche, sulla cui diffusione anche nel cibo, nell’aria e nell’acqua, ci sono segnali molto preoccupanti e parallelamente disinteresse da parte di molti Governanti.
Arrivando alla situazione sulle montagne, Marini si chiede: «quante bottiglie di plastica troviamo ancora lungo i nostri sentieri? Quanti recipienti di plastica rinveniamo alla base delle più frequentate salite alpinistiche? Quanti contenitori di plastica non vengono riciclati correttamente? Quante micro discariche ritroviamo ancora ai margini dei villaggi montani? Tutto questo compromette nel breve e ancor più nel lungo termine l’ambiente montano, deteriora gli ecosistemi che lo caratterizzano, modifica e riduce i servizi ecosistemici che questi ecosistemi generano a favore della collettività».
Passare all’azione concreta
Per il Club alpino italiano questo è il momento di passare all’azione concreta, con l’impegno reale di tutti.
Gli articoli 9 e 41 della Costituzione, con l’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i suoi principi fondamentali, rappresentano oltre a un valore sociale di alto profilo, anche e soprattutto un’indicazione forte per impostare, conclude Marini, «politiche di tutela dell’ambiente concretamente rivolte alle generazioni che verranno, per loro consegnare un ambiente almeno non peggiore di quello che oggi abbiamo sotto gli occhi. E le generazioni future bussano già con forza alle nostre porte per chiedere rispetto dei loro ideali e delle loro attese».
La Presidenza generale del Cai, con il delegato al Coordinamento delle attività ambientali Mario Vaccarella, ribadisce «l’impegno costante del Sodalizio nelle tematiche ambientali, trasversali a tutto quanto viene svolto dalle nostre strutture tecniche, nel giusto equilibrio fra ambiente naturale ed esseri viventi. Opportuno quindi, richiamare l’articolo 1 del nostro Statuto, che, quando recita che fra gli scopi del Cai c’è “la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”, indica la strada, cercando di diffondere una visione inclusiva e rispettosa dei territori».