Il Cai rientra nell’Unione internazionale delle associazioni di arrampicata e alpinismo

Il Comitato centrale di indirizzo e controllo ha deliberato all’unanimità a favore del reingresso nell’UIAA. La Federazione Internazionale aveva già proposto una mozione per il reintegro dell’italia a Banff, in occasione dell’ultima assemblea generale

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Da sinistra a destra, il Presidente dell’UIAA, Peter Muir con Pier Giorgio Oliveti, delegato dalla Presidenza generale © Cai

Per il Club alpino italiano si apre una nuova stagione, con lo sguardo rivolto alle relazioni internazionali. Lo scorso sabato 19 novembre, il Comitato centrale di indirizzo e controllo ha votato a favore del reingresso del Sodalizio nell’Unione internazionale delle associazioni di arrampicata e alpinismo.

Fondata nel 1932, l’organizzazione ha una presenza globale in sei continenti in rappresentanza di 90 associazioni e federazioni di 67 paesi. Tra i fondatori c’è anche il Club alpino italiano. «È arrivato il momento di potenziare le relazioni internazionali, con una serie di rapporti bilaterali con le principali organizzazioni alpinistiche e non solo», ha spiegato Pier Giorgio Oliveti, delegato all’UIAA dalla Presidenza generale. «Oggi, l’attenzione dell’Unione è rivolta verso i temi ambientali, lo sviluppo della montagna, l’inclusione e la valorizzazione delle giovani generazioni», continua.

Durante l’assemblea generale dell’UIAA, che si è tenuta nella cittadina canadese di Banff, in Canada, lo scorso 2 novembre, il Sodalizio era stato invitato come ospite per assistere ai lavori. In quell’occasione, l’approvazione di una mozione speciale ha aperto al reingresso del Club alpino italiano come membro dell’Unione. In seguito è arrivato il voto favorevole del Comitato centrale, in attesa della ratifica ufficiale dell’UIAA.

Nel frattempo, venerdì 9, sabato 10 e domenica 11, a Cipro si svolgerà l’incontro delle commissioni UIAA: Mountaineering, Training e Youth quest’ultima appena nata. Al meeting sono stati inviati dalla presidenza tre giovani soci under 30 del Club Alpino Italiano: Jennifer dall’Armellina 29 anni istruttore di sci alpinismo dell’area triveneta, Francesco Bruschi 19 anni atleta fiorentino e studente che desidera intraprendere la carriera di Guida Alpina e Francesco Tomè 21 anni, fotografo e filmmaker, specializzato in attività in ambiente e studente presso l’Accademia di Brera. Essi parteciperanno ai lavori assembleari e avranno il compito di portare il punto di vista dell’Italia all’interno di queste tre importanti realtà.

«Il reingresso del Club alpino italiano nell’UIAA, rappresenta il primo passo di una strada che attraversa i confini italiani e punta verso un orizzonte di relazioni internazionali che guardano al presente e al futuro delle Terre alte. Il CAI per guardare al futuro non potrà più considerarsi un presidio isolato, al contrario per poter raggiungere gli obiettivi prefissati, avrà bisogno di una fitta rete di collaborazioni e rapporti sia sul territorio italiano che in ambito europeo. Le difficili sfide che ci si pongono davanti sono quelle poste in essere dai cambiamenti climatici e interessano lo sviluppo sostenibile della montagna. Da questo punto di vista, ogni aiuto risulterà fondamentale per dare una possibilità alla montagna di domani», ha dichiarato il Presidente generale Antonio Montani.

UIAA, nel dettaglio 

La missione dell’UIAA è quella di sostenere i valori e gli interessi della comunità alpinistica mondiale e garantire l’assistenza ai membri, promuovendo la responsabilità ambientale e un alpinismo sicuro e consapevole.  Nello specifico, il suo obiettivo è quello di soffermarsi sui problemi critici ed emergenti della disciplina, mirando alla protezione e alla fruizione della montagna con un approccio responsabile. Allo stesso tempo, l’UIAA ha come scopo quello di assumere la funzione di guida internazionale sui rischi connessi agli effetti dei cambiamenti climatici. Senza dimenticare, che il suo ruolo è anche quello di stabilire e mantenere standard elevati, per quanto riguarda l’arrampicata e l’alpinismo, in settori come la sicurezza, la formazione, lo sviluppo delle competenze alpinistiche, la sostenibilità e la ricerca sulla medicina di montagna.

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