Membro dei Cai Biella, presidente del gruppo occidentale e ora presidente del Club alpino accademico italiano. Penasa subentra ad Alberto Rampini
«Massimo Giuliberti ha pensato bene di lasciarci anticipatamente, sulle montagne dell’Africa, in uno sfortunato incidente di scalata. E’ la sorte quindi che mi ha voluto a coprire la carica di Presidente Generale del CAAI», dichiara a Lo Scarpone Mauro Penasa. Membro dei Cai Biella, presidente del gruppo occidentale e ora presidente del Club alpino accademico italiano. Penasa a subentra ad Alberto Rampini.
Classe 1958, Penasa diventa accademico nel 1988. Prima, un passato da scalatore: «Ho iniziato a scalare solo nel 1979, sfruttando la rivoluzione dell’arrampicata dell’inizio degli anni ’80, con una dedizione davvero profonda e coltivando la dimensione mentale dell’alpinismo. Insomma, la mia attività era molto spostata verso l’arrampicata su roccia. All’alta montagna sono tornato poi dopo, con una serie di viaggi ed alcune spedizioni».
Il ruolo di redattore
Il suo contributo all’accademico inizia con una serie di resoconti sull’Annuario. Dal 2001, subentra nel ruolo di redattore che porta avanti ancora oggi.
Il mondo dell’arrampicata ha contribuito a minare la stabilità del CAAI, nota Penasa. L’affermarsi dell’arrampicata sportiva, ed il suo diffondersi successivo alle strutture di bassa e media montagna in forma di arrampicata del tutto attrezzata (plaisir) «hanno supportato il diffondersi di una mentalità che con l’avventura in montagna, e con l’ingaggio mentale che questa presuppone, ha poco a che fare», continua ancora
La sfida del ricambio
«Considerando la scalata tecnica come sua base portante, chi si avvicina oggi all’alpinismo ha a disposizione ampi terreni, più amichevoli e meno rischiosi, sui quali imparare e divertirsi. Il risultato è che molti si fermano lì; tra quanti invece sentono ancora profondamente il richiamo dell’avventura in montagna prevale oggi la scelta professionale, nel tentativo di fare della propria passione anche un mezzo di sussistenza. In un periodo di estrema liquidità, anche lavorativa, come dar loro torto?».
«Il problema del ricambio nelle nostre fila è la vera sfida che stiamo affrontando, ormai da anni: dobbiamo cercare di coinvolgere nuovi elementi anche di tendenza più sportiva, senza perdere di vista l’amore per l’avventura in montagna che dovrebbe sempre animare un vero accademico, e che dobbiamo continuare a tramandare con ogni sforzo», continua.
«Senz’altro essere presidente, quando mi calmo a rifletterci su, non può non riempirmi di orgoglio: a precedermi ci sono nomi illustri, e persone che stimo profondamente per il loro impegno nel sodalizio e per l’alpinismo in senso lato. Alcuni vere e proprie enciclopedie viventi, come Giovanni Rossi, altri che hanno messo infinite energie a sostegno del CAAI e delle sue attività, come Corradino Rabbi, per arrivare alle presidenze di Giacomo Stefani ed Alberto Rampini, che spero continueranno a sostenermi con i loro preziosi consigli», conclude.