Capanna Regina Margherita: confermata la certificazione ISO 14001 per il Sistema di Gestione Ambientale

E’ il 18° anno di fila che il rifugio posto sulla Punta Gnifetti (Monte Rosa) la ottiene, grazie all’impegno del Cai per ridurre gli impatti ambientali della struttura, sensibilizzare i visitatori e promuovere la ricerca scientifica ad alta quota

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Rifugio di alta montagna, ricovero ed accoglienza degli ospiti, tutela dell’ambiente e delle risorse naturali presso “Capanna Osservatorio Regina Margherita”. Questo è l’oggetto della certificazione ISO 14001 per il Sistema di Gestione Ambientale che il rifugio più alto d’Europa (4554 metri di altitudine), posto sulla Punta Gnifetti, nel gruppo del Monte Rosa, ha ottenuto per il 18esimo anno di fila. Una certificazione, dunque, che è diventata “maggiorenne”, grazie al sistema di gestione ambientale che il Club alpino italiano ha attuato e continua a mantenere.

Cosa è la ISO 14001?
La norma UNI EN ISO 14001 è una norma internazionale ad adesione volontaria, applicabile a qualsiasi tipologia di organizzazione pubblica o privata, e specifica i requisiti da applicare attraverso un sistema di gestione ambientale. Il soggetto che avvia il processo di certificazione si impegna non solo ad osservare le disposizioni di legge in materia ambientale, ma anche a migliorare le proprie prestazioni e la trasparenza verso l’esterno, adottando un sistema di gestione (SGA).
Un SGA rappresenta un approccio strutturato che definisce obiettivi e strategie per migliorare gli impatti ambientali, dandone un’effettiva evidenza.  I SGA possono essere applicati ad aziende di prodotti e servizi di tutte le dimensioni e tipologie.

Qual è l’impegno del Cai?
La Sede centrale del Cai, proprietaria della Capanna Osservatorio Regina Margherita e la Sezione di Varallo, che ne è il gestore, sono consapevoli che l’attività svolta presso la struttura possa avere un impatto sull’ambiente e considera il rispetto dell’ambiente stesso come una parte integrante di tale attività. Per questo il Cai ha scelto di adottare un Sistema di Gestione Ambientale conforme alla norma UNI EN ISO 14001:2015, in prosecuzione della certificazione secondo la UNI EN ISO 14001:2004 già in essere.
A tal fine la Sede Centrale e la Sezione di Varallo del Club Alpino Italiano, si impegnano, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, a :
• Rispettare la legislazione applicabile e i requisiti sottoscritti in particolare nel Bidecalogo;
• Determinare, controllare, ridurre gli impatti ambientali significativi derivanti dall’attività svolta in particolare la produzione di rifiuti, l’utilizzo di gasolio e i consumi energetici e la prevenzione dell’inquinamento;
• Promuovere lo sviluppo di un turismo sostenibile e responsabile;
• Comunicare il proprio impegno ambientale, sensibilizzando i frequentatori del Rifugio e tutti coloro che operano all’interno e per conto del Rifugio stesso e le parti interessate;
• Formulare obiettivi di miglioramento delle prestazioni ambientali che saranno documentate e comunicate alle parti interessate;
• Promuovere la Capanna Osservatorio Regina Margherita come polo per la ricerca scientifica e tecnica ad alta quota.
Gli impegni individuati saranno perseguiti, fissando e riesaminando periodicamente obiettivi, traguardi e programmi ambientali.

Contesto della Capanna
Grazie alla particolarità dell’ecosistema che caratterizza il Massiccio del Monte Rosa, il Rifugio è stato meta di studi per l’individuazione delle caratteristiche fisico-chimiche della neve, luogo di ricerche per comprendere più a fondo cambiamenti climatici ed ambientali, analizzare gli effetti dell’attività antropica sulle caratteristiche chimiche della neve e del nevato.
Da evidenziare anche il contesto storico e culturale della valle ai piedi del rifugio, ove parte dell’indotto viene dirottato. Infatti Alagna Valsesia è stata caratterizzata dalla discesa dei coloni walser, specialisti nella colonizzazione dei territori a quote elevate. Grazie poi all’applicazione del diritto vallesano ed alle rigide usanze, costituivano un nucleo unitario capace di resistere per quasi sette secoli alla mescolanza con il resto della popolazione della Valsesia.

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