La favola ‘Una balena va in montagna’ vince il Premio Itas 2020 nella sezione ‘Libri per ragazzi’

Il libro, edito da Salani e dal Club alpino italiano per la collana di narrativa per ragazzi “I caprioli”, è stato premiato oggi al Trento Film Festival.

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“È una storia il cui fluire collega due mondi distanti e diventa veicolo di una grande amicizia: una creatura del mare e un figlio della montagna, legati l’una all’altro da un torrente. Le parole di Ester Armanino, semplici e antiche come nelle favole, e i potenti disegni di Nicola Magrin dialogano tra loro e trovano corrispondenze, anch’esse sono due anime che incontrandosi portano in dote le proprie origini: l’acqua salata del Mar Ligure e quella dolce dei corsi della Valtellina che si uniscono poeticamente in questo libro”.
Recita così la motivazione con la quale la Giuria della 46a edizione del Premio Itas del Libro di Montagna ha decretato vincitore della sezione “Libri per ragazzi” Una balena va in montagna, favola illustrata con acquerelliedita da Salani e Club alpino italiano per la collana di narrativa per ragazzi “I caprioli”.
Il libro è stato premiato oggi, nel corso della giornata conclusiva del Trento Film Festival. E’ la prima volta che una pubblicazione del Cai vince in una sezione di questo importante premio letterario.
“Sono molto felice di aver ricevuto questo premio. Il mio libro racconta la storia di una balena che, per rispondere alle domande che si pone sul luogo in cui abita, va alla scoperta del diverso, a qualcosa di nuovo per lei”, ha affermato Ester Armanino. “Cercare di capire il bello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e che magari non apprezziamo è la spinta per conoscere gli altri. Io abito a Genova, sono una persona di mare, dunque è stato curioso ricevere un riconoscimento che ha a che fare con il mondo della montagna. Anche se, come la mia storia insegna, pensandoci bene è sempre lo stesso mondo”.
Soddisfazione e plauso agli autori sono stati espressi dal Presidente generale del Cai Vincenzo Torti, che ha affermato: “Il riconoscimento attribuito a quest’opera, stimolante già a partire dal titolo, premia, oltre all’intuizione e alla delicatezza espositiva dell’autrice e alla forza espressiva delle illustrazioni che la accompagnano, anche la sensibilità di quanti curano l’editoria del Cai, che hanno saputo cogliere, condividendolo, il messaggio di empatia globale e di invito alla curiosità rivolto ai più giovani che vi è sotteso, perché comprendano da subito quanto, in natura, anche quel che può apparire distante come il mare e la montagna, possa essere inscindibilmente collegato e interdipendente, e da rispettare sempre”.Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore editoriale del Club alpino Alessandro Giorgetta: “La giuria ha visto giusto assegnando il premio nella categoria giovani a Una balena va in montagna. Infatti con questa opera prima, Armanino ha dimostrato di essere una scrittrice autentica e originale, proprio perché conosce la materia all’origine, che è la comprensione dell’esigenza dei bambini di superare la realtà del quotidiano nello stupore che nasce dalla affabulazione. La fiaba così esposta, e illustrata dagli acquerelli di Magrin, coinvolge i piccoli lettori sia intellettualmente che visivamente in quel mondo fantastico che ne stimola la curiosità di conoscenza”.

Prima della cerimonia di premiazione, questo pomeriggio Una balena va in montagna è stato presentata nel giardino del Muse di Trento, nell’ambito del Trento Film Festival, con un laboratorio rivolto ai bambini. La Armanino, insieme alla coordinatrice editoriale del Cai Anna Girardi, ha raccontato la prima parte della storia, invitando poi i giovanissimi a immaginare e poi disegnare il finale.

La prima protagonista della favola è Niska, una balena curiosa, che da sempre si chiede come faccia l’acqua ad arrivare al mare. Così risale un fiume, sempre più in alto, fino a incastrarsi in prossimità della sorgente, in montagna, dove avviene l’incontro con il bambino montanaro. Saranno le lacrime di Niska a ingrossare il fiume (ormai diventato un ruscello) e a liberarla, consentendole di caricarsi il bambino “in groppa” e portarlo giù, a vedere il mare. Inizierà così un viaggio che cambierà la vita di entrambi, i quali, anche se alla fine torneranno a vivere nei rispettivi luoghi natali, porteranno per sempre con sé l’arricchimento dato dalla conoscenza della vita e dei bisogni dell’altro, del diverso.

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