Oltre 300 persone on line per il dialogo tra il Presidente Cai Torti e quello di Uncem Bussone. “Necessaria una rinnovata attenzione delle istituzioni alla specificità delle Terre alte e un ritorno alla loro frequentazione, pur con le dovute accortezze”.
Una rinnovata attenzione alla specificità della montagna nell’ormai prossima Fase 2 da parte delle istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, fino ad arrivare all’Europa. Attenzione che non deve tradursi in semplice assistenzialismo.
E’ questo uno dei concetti usciti ieri nel dialogo on line tra il Presidente generale del Cai Vincenzo Torti e il suo omologo di Uncem (Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani) Marco Bussone, moderato dal direttore di Montagne360 Luca Calzolari. Un incontro in videoconferenza, al quale hanno assistito oltre 300 persone tra sindaci, addetti ai lavori e semplici interessati.
Sono stati Bussone e Calzolari a introdurre i temi del dialogo: quali saranno i nuovi modelli di vita, di lavoro e di comunità nelle montagne durante la Fase 2? Come sarà la fruizione di territorio e ambiente? “Questa pandemia ha riportato al centro dell’attenzione tematiche in parte storiche della montagna, come le criticità legate al digital divide, all’infrastrutturazione e al presidio sanitario”, hanno sottolineato. “Sono elementi centrali della Fase 2 e devono essere inclusi in politiche specifiche per la montagna”.
Le Terre alte hanno bisogno di particolare attenzione, soprattutto nel prossimo futuro. Lo ha ribadito il Presidente Torti, citando come esempio la donazione da parte del Cai ad Anpas di 51 autovetture per l’assistenza domiciliare nelle aree montane di tutte le regioni. Autovetture che saranno attive nei prossimi giorni. “Un’azione che speriamo possa fungere da esempio, dato che in momenti come questo bisogna arrivare alle montagne con tempestività. Come Cai assicuriamo la massima disponibilità per supportare e favorire, insieme a Uncem, l’adozione di provvedimenti semplici ma concreti. Un esempio? L’applicazione di una riduzione dell’Iva per i prodotti montani, come suggerito dalla stessa Uncem”.
E’ necessaria una rinnovata considerazione, dunque, di quella montanità che, usando le parole del Presidente generale del Cai, “non guarda alla fisicità delle montagne, ma vuole incidere sulle popolazioni, sul paesaggio che esse curano e su tutto ciò che la montagna assicura alla pianura, a partire dalle risorse naturali come l’acqua”. Una montanità che sarà il tema proprio del prossimo Congresso nazionale del Sodalizio, inizialmente programmato quest’autunno, poi rinviato al prossimo anno per l’emergenza coronovirus.
Un altro tema affrontato ieri ha riguardato le modalità del ritorno alla frequentazione delle montagne. Una frequentazione, ha ribadito Torti che dovrà essere “intelligente e corretta, con i rifugi aperti, ma con le dovute accortezze. Siamo determinati nel rendere possibile questo ritorno alla frequentazione, perché la montagna deve essere presidiata, la popolazione deve continuare a restare grazie a un turismo consapevole, rispettoso e interessato. In questo modo anche nel prossimo futuro si creeranno opportunità di lavoro e di sviluppo, che valorizzino il paesaggio, le tradizioni, l’enogastronomia e la cultura dei luoghi frequentati”.
La necessità della presenza antropica nelle Terre alte è stata sottolineata anche da Bussone. Una presenza che “garantisce alle aree di pianura beni comuni come le risorse idriche. Bisogna riconoscere alla montagna l’erogazione e la valorizzazione di questi beni comuni, attraverso un patto con le aree urbane”.
L’ultimo tema affrontato ha riguardato l’Europa, un argomento che, ha ricordato Torti, “vede Cai e Uncem ancora più allineate. Dobbiamo fare in modo che chi userà la parola montagna lo faccia intendendo un qualcosa di speciale, e non marginale da assistere. La montagna deve essere l’oggetto di una strategia completa di valorizzazione e non di elemosina. Con Uncem dobbiamo lavorare perché i nostri rappresentanti in Europa sappiano che la montagna è una risorsa preziosa e delicata, da trattare con attenzione”.
“Le aree montane non devono venire dopo, ma devono essere al centro dell’attenzione europea”, ha ribadito Bussone. “Un’attenzione che deve essere recepita poi dagli Stati all’interno dei singoli programmi nazionali. Dobbiamo trasmettere questi concetti innanzitutto ai nostri rappresentanti nel Parlamento europeo. Abbiamo bisogno di più politica per le aree montane, con persone che conoscono questi temi”.
Dopo gli interventi dei partecipanti la conferenza on line è stata conclusa da Torti: “questa esigenza che abbiamo tutti di tornare a uscire può permettere alla montagna, attraverso una riapertura graduale, di far scoprire la sua bellezza in maniera distribuita, e non concentrata in poche località. La fase 2 può rappresentare una possibilità di regionalizzare la frequentazione montana, valorizzando così una dimensione nuova e aumentando la sensibilità verso le Terre alte”.
Lorenzo Arduini