Sabato 28 gennaio si terrà un convegno che ripercorrerà la storia delle strutture in quota, dagli ospizi di epoca medievale fino ai rifugi dei giorni nostri. Nel pomeriggio tavola rotonda sulle sfide future che attendono rifugi e bivacchi, tra crisi climatica e nuovi frequentatori della montagna

OspiziMedioevo Cai Novara

Un ospizio di epoca medievale © Cai Novara

Saranno i rifugi e i bivacchi il tema del convegno intitolato “Ospitalità in montagna: passato presente e futuro”, in programma sabato 28 gennaio a Novara, presso il Salone dell’Arengo del Broletto (ore 9 -17:30). Si tratta del primo atto del calendario di eventi che la Sezione Cai di Novara organizzerà nel corso dell’anno per celebrare il centenario di fondazione. A presentarli, in apertura di lavori, sarà il presidente sezionale Mauro Martinengo, insieme al Presidente generale del Cai Antonio Montani e al presidente del Cai Piemonte Bruno Migliorati.

«La crisi climatica, la scarsità d’acqua e il numero crescente dei frequentatori della montagna ci obbligano a ragionare sulle caratteristiche e sulle funzioni delle nostre strutture in quota», afferma il Presidente generale del Cai Antonio Montani. «La progettazione e la gestione dei rifugi deve essere pensata con l’obiettivo di avere un impatto ambientale sempre minore e un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità. Contemporaneamente, chi frequenta la montagna deve avere la consapevolezza del delicato ambiente in cui si trova e la necessaria motivazione a preservarlo con comportamenti e richieste adeguate».

Locandina rifugi novara

La locandina del convegno con il programma

Dagli ospizi dei pellegrini ai rifugi di oggi

Gli interventi della mattinata saranno dedicati alla storia delle strutture in quota, iniziando con un excursus sulle funzioni dei valichi alpini tra Medioevo ed Età moderna. A quell’epoca i valichi rivestivano la funzione di collegamento commerciale e militare tra le regioni e i popoli posti a nord e a sud dello spartiacque alpino. Con il procedere a ritroso nel corso dei secoli, i confini nazionali sulle Alpi si rivelano infatti sempre più sfumati. Le testimonianze comuni tra versanti (di tipo antropologico, linguistico e toponomastico) ricordano quanto fosse usuale per gli alpigiani il passaggio attraverso i valichi incisi tra i monti.

Le prime strutture a essere costruite in quota furono gli ospizi, una sorta di progenitori degli attuali rifugi, che avevano la funzione di accoglienza e soccorso dei viandanti. Nati per offrire ospitalità ai pellegrini diretti a Roma o in Terrasanta, con il passare del tempo vennero sempre più frequentati dai mercanti che viaggiavano da un capo all’altro dell’Europa.

La trasformazione degli ospizi in rifugi sarà raccontata attraverso la storia di un caso emblematico, quello dell’Ospizio Sottile al Colle Valdobbia in Val Vogna (Valsesia): qui, nel corso dell’Ottocento, alla frequentazione invernale degli emigranti valsesiani, che andava avanti dal Cinquecento, si affiancò quella estiva dei viaggiatori e degli alpinisti che effettuavano il giro del Monte Rosa.

Un excursus sull’evoluzione dei rifugi e dei bivacchi dagli esordi ai giorni nostri chiuderà la mattinata, evidenziando il rapporto con la geografia e il paesaggio, i cambiamenti in rapporto alla tecnologia e al comfort e il ruolo dei rifugisti.

Le relazioni saranno a cura di Saveria Masa (storica e coordinatrice della Pro Grigioni Italiano Valposchiavo), Enrico Rizzi (scrittore), Roberto Fantoni (Commissione scientifica Pietro Calderini del Cai Varallo) e Luca Gibello (storico e critico di architettura, presidente dell’associazione Cantieri d’alta quota).

I rifugi e i bivacchi di domani

Il pomeriggio si aprirà con una relazione del Past President del Cai Annibale Salsa sui cambiamenti e sulle prospettive del rifugio, inteso come presidio in quota di natura geografica, culturale e antropica. L’antropologo sottolinea infatti che siamo davanti a una svolta nel tipo di frequentazione dei rifugi, che da punti d’appoggio per le salite alpinistiche si stanno trasformando in punti d’arrivo degli escursionisti. Per questo motivo occorre pensare a inedite destinazioni d’uso.

La giornata si concluderà con lo sguardo rivolto al futuro, con una tavola rotonda sui rifugi e sui bivacchi di domani. Si parlerà di crisi climatica, problematiche ambientali e sostenibilità, fino ad arrivare ai nuovi ruoli che dovranno ricoprire i rifugisti e alla non procrastinabile educazione dei frequentatori a un turismo consapevole e rispettoso dell’ambiente. Parteciperanno il Presidente generale del Cai Antonio Montani, il Vicepresidente generale Giacomo Benedetti, il presidente della Struttura operativa Rifugi e opere alpine Riccardo Giacomelli, il presidente della Commissione centrale Tutela ambiente montano Raffaele Marini, la Guida alpina Cecilia Cova e l’architetto Roberto Dini.