L’anniversario del Comitato Scientifico Centrale del Cai sarà celebrato con un convegno sabato 13 novembre al Museo Nazionale della Montagna di Torino. Al centro gli indirizzi e le proposte per nuovi scenari di attività in vista di una transizione ecologica che sia veramente tale
L’alpinismo fin dalle origini ha avuto un rapporto strettissimo con la scienza. La celebre scalata del Monte Bianco dell’agosto 1786, a cui storicamente si fa risalire la nascita dell’alpinismo stesso, fu infatti promossa con precisi intenti di studio dal naturalista ginevrino Horace-Bénédict de Saussure.
Anche il Club alpino italiano, fin dalla sua fondazione nel 1863, è stato legato ad alcuni tra i più importanti uomini di scienza del Paese. Basti pensare alla figura del suo fondatore, Quintino Sella, politico e scienziato mineralogista, che promosse anche l’istituzione della Società geologica italiana e la rifondazione dell’Accademia dei Lincei.
Lo stretto rapporto tra alpinismo e ricerca scientifica nel Cai fu istituzionalizzato nel 1931 con la nascita del Comitato Scientifico Centrale. Con questa iniziativa il Presidente generale di allora, Angelo Manaresi, intendeva ribadire l’importanza del “conoscere” per tutti i frequentatori dell’ambiente montano.
In 90 anni di attività il Comitato Scientifico ha prodotto una mole di studi e ricerche tale da farne probabilmente il principale organismo non universitario di promozione e divulgazione scientifica in Italia.
«Non sarà un’occasione meramente celebrativa», afferma il Presidente generale Vincenzo Torti, che introdurrà i lavori. «Oltre a ricordare i precorsi e il molto fatto in 90 anni di attività, ascolteremo dalla viva voce dei protagonisti di oggi le proiezioni e gli ambiti nei quali il Cai, attraverso la sua componente scientifica, potrà essere un valido interlocutore in una fase storica rilevante come l’attuale, in vista di una transizione ecologica che sia veramente tale».
Non mancherà la presentazione degli oltre tre decenni di attività del Gruppo Terre Alte, istituito all’interno del Comitato Scientifico per tentare di contrastare la perdita dell’importante patrimonio di cultura e civiltà che per secoli ha contraddistinto il territorio montano.