Racconti sotterranei, quando il buio illumina il cinema

Il fascino e le difficoltà del fare cinema in grotta sono protagonisti del numero di novembre di Montagne360. Nel focus le parole di registi, produttori, fotografi e cameraman, a partire dai protagonisti del film “Il buco” di Michelangelo Frammartino, premiato alla Mostra del cinema di Venezia

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«Abbiamo spesso parlato dei film dedicati all’alpinismo, così come non abbiamo mai trascurato gli eventi e i festival dedicati ai film di montagna. Eppure mai prima d’ora avevamo realizzato un intero speciale sul cinema in grotta. Sì, parliamo di cinema, e anche di speleologia». Scrive così il direttore della rivista del Cai Montagne360 Luca Calzolari nell’introduzione del focus del numero di novembre, intitolato “Racconti sotterranei”.

Un focus che nasce dai riconoscimenti che l’ultima Mostra del cinema di Venezia ha riservato proprio a questo tipo di narrazione visiva: da Il buco di Michelangelo Frammartino (ambientato nell’Abisso del Bifurto, in Calabria, e vincitore del Premio speciale della giuria) a Caveman di Tommaso Landucci.
«In questi film non entra in gioco solo la visione del regista o la storia da raccontare, ma anche e soprattutto l’abilità di muoversi nello spazio, di rispondere all’imprevedibile, di sapersi adattare a un contesto bellissimo e difficile da immaginare come set», continua Calzolari.

Nello speciale troviamo le parole dei protagonisti de Il buco. Il regista Michelangelo Frammartino, intervistato da Calzolari, spiega il ruolo avuto dal “buio” nel racconto dell’esplorazione. Il direttore della fotografia Renato Berta si incentra sulle suggestioni dell’oscurità, mentre il fotografo di scena Natalino Russo approfondisce le diverse fasi di un set sotterraneo. Infine il contributo dello speleologo e cameraman Luca Massa, premiato a Venezia con la “Pellicola d’oro” come miglior operatore, affronta il significato concreto di fare cinema a centinaia di metri sottoterra, tra attrezzature da maneggiare, fatica, tempo dilatato, spostamenti, temperature fisse e variabili.
Completano il focus l’intervista al filmmaker e autore Alessandro Beltrame sui trucchi per filmare il mondo sotterraneo, il contributo del regista Tullio Bernabei sul presente delle riprese in grotta e quello del produttore cinematografico Marco Visalberghi che racconta la propria passione per le grotte.

Non solo speleologia, su questo numero il Ragno di Lecco Matteo della Bordella racconta la sua ultima spedizione in Groenlandia alla conquista della parete nord della Siren Tower, nel Mythics Cirque, tra traversate in kayak, imprevisti e grandi emozioni.

Le proposte escursionistiche accompagnano il lettore dapprima in Toscana, lungo il sentiero didattico della Val di Lima che collega 21 siti caratterizzati dai segni lasciati sulle rocce dai pastori, successivamente sull’isola della Maddalena in Sardegna, alla scoperta di fortini e baluardi difensivi immersi nei profumi della macchia mediterranea. Non manca l’arrampicata, con la descrizione delle vie della Valle Gesso, nelle Alpi Marittime.
Chiudono il numero i resoconti di due recenti manifestazioni che hanno avuto il Cai come protagonista: il primo Raduno nazionale di escursionismo adattato in Val Parma, che ha visto oltre 300 persone incontrarsi per una grande escursione collettiva tra joëlette, handbike e tandem, e la terza edizione di “Climbing for climate”, che ha previsto numerosi eventi di sensibilizzazione sulla gravità della crisi climatica sulle montagne di diverse regioni.
Protagonista del portfolio fotografico è il Matese, con una selezione di scatti, poetici e delicati, tratti da un libro del già citato Natalino Russo.

Scienza, curiosità, attualità, cronache di nuove ascensioni e notizie dal mondo Cai completano come sempre il numero di novembre, che, oltre ad arrivare nelle case dei Soci ed essere acquistabile in edicola a 3,90 euro, è consultabile online a questo indirizzo.

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