L’uomo e le foreste

Il numero di luglio di Montagne360 dedica il focus all’importanza della selvicoltura naturalistica per la resilienza dei boschi, dando spazio al recente documento del Cai sulla loro tutela e salvaguardia

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Il futuro dei boschi e della montagna, con le idee e le buone pratiche per proteggerli. È questo il tema del focus della rivista del Cai Montagne360 di luglio. «L’unione dell’elemento umano a quello imprevedibile della natura ha messo a dura prova boschi e foreste. Per la loro tutela e corretta gestione non sono ancora stati emanati tutti i decreti attuativi, tra i quali la Strategia forestale nazionale, del Testo unico in materia di foreste e filiere forestali, nonostante sia stato licenziato nel 2018», scrive nella sua introduzione il direttore della rivista, Luca Calzolari.

Il focus dà risalto al documento “Il Cai, il bosco e le foreste”, che rappresenta la posizione ufficiale del Club alpino italiano sulla loro tutela e salvaguardia, con obiettivi, principi, buone pratiche e comportamenti.
Il testo evidenzia l’importanza della selvicoltura naturalistica, che si basa sul «riconoscimento della complessità dei boschi, sulla conoscenza delle dinamiche naturali e sulla necessità di puntare a un approccio gestionale tale da garantire soprassuoli gestiti produttivi, stabili e resilienti, in grado di tutelarne il serbatoio di biodiversità, la connettività ecologica e la capacità di erogare servizi ecosistemici fondamentali quali la difesa idrogeologica, il ciclo dell’acqua e la funzione di stoccaggio della CO2».

Il Cai sottolinea dunque come sia necessario che l’uomo intervenga nei boschi senza alterarne struttura e composizione al punto tale da renderlo fragile e instabile.
«Oggi il bosco alimenta anche altre economie (turismo, benessere, ricreazione) che in talune località divengono prevalenti. Pertanto l’utilizzo della risorsa bosco resta uno dei pilastri storici dell’economia montana, elemento identitario e culturale, a cui va conosciuta e riconosciuta la fondamentale importanza ai fini del sostegno alle popolazioni di montagna», scrive il presidente della Commissione centrale tutela ambiente montano del Cai Raffaele Marini sulla rivista.
Gli articoli del focus si incentrano anche sulla tempesta Vaia, approfondendo come sia cambiata la selvicoltura nelle aree colpite dal disastro e riportando le indicazioni degli scienziati Alex Pra e Davide Pettenella dell’Università di Padova per difendere il patrimonio boschivo.

L’apertura del numero, come di consueto, è a cura del Presidente generale Vincenzo Torti, che evidenzia nel suo editoriale l’importanza della Biblioteca nazionale del Sodalizio, la cui sede si trova a Torino, sul Monte dei Cappuccini: «un tesoro da conoscere, diffondere e valorizzare». Da qui la volontà di dare vita a «un unico Polo culturale del Club alpino italiano nella città che ne ha visto i natali». Un Polo che comprenda, oltre alla Biblioteca, il Museo Nazionale della Montagna il «cospicuo patrimonio cinematografico da tempo disponibile e in non minore attesa di adeguata valorizzazione».

D’estate è tempo di escursioni e quindi spazio ad alcune proposte che ci portano alle origini del Cai: vengono descritti gli itinerari che, partendo da Biella (città del fondatore del Sodalizio Quintino Sella), conducono in cinque valli (Elvo, Oropa, Cervo, Strona e Sessera), tra cime di tutto rispetto.
Un papà racconta poi l’esperienza di compiere il tour ad anello del Monviso con la figlia di sette anni: quattro giorni tra Italia e Francia, 2400 metri di dislivello complessivo per un totale di 40 chilometri circa. Chiudono le pagine escursionistiche di M360 i dettagli di un itinerario sul Monte Tricorno (Triglavski Narodni Park, Slovenia), costellato da una varietà di fiori da fare invidia a un giardino botanico.

La Slovenia è il teatro di un altro articolo, che racconta una storia di speleologia e alpinismo: la scalata di una parete di ghiaccio che non ha mai visto la luce, in un abisso del Monte Canin.
Gli appassionati di alpinismo troveranno il contributo sui 50 anni dall’apertura della Via Cecchinel-Nomine, sulla nord del Pilier d’Angle (Monte Bianco), con il ricordo di una grande svolta nella progressione su ghiaccio e il racconto di una ripetizione baciata dalla fortuna.

I contributi culturali accompagnano il lettore alla scoperta dei film protagonisti dell’ultimo Trento Film Festival, dei libri sui vent’anni dell’International Alliance for Mountain Film (Una storia di passione) e sulla gravità dell’emergenza climatica (Terra ultima chiamata, curato da Salvatore Giannella), fino ad arrivare al patrimonio geologico ed economico rappresentato dalle solfare siciliane.
Non manca infine un’interessante curiosità su Arthur Conan Doyle, che non ha trasmesso la propria passione per le vette e lo sci al personaggio più famoso da lui creato, Sherlock Holmes. Ma il vuoto è ora colmato da alcuni testi apocrifi.

M360 di luglio ospita in chiusura anche un ricordo di Mario Marone, chimico, inventore e anarchico dell’alpinismo, corredato da un estratto del suo racconto E l’amata mi respinse.
Il portfolio fotografico, intitolato “Un saluto dalle montagne”, ci permette di osservare la trasformazione dei rifugi del Cai e del territorio che li ospita, grazie a una serie di cartoline spedite dai luoghi di vacanza, una consuetudine ormai perduta. Le cartoline pubblicate fanno parte della collezione privata di Alberto Zanellato.

Scienza, curiosità, attualità, cronache di nuove ascensioni e notizie dal mondo Cai completano come sempre il numero di luglio, che, oltre ad arrivare nelle case dei Soci ed essere acquistabile in edicola a 3,90 euro, è consultabile online a questo indirizzo.

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