Parco Nazionale dello Stelvio, “Dopo tre anni manca chiarezza su piano e regole”

«Troviamo ingiustificabile che il Parco Nazionale dello Stelvio non abbia ancora un Piano e un Regolamento definitivamente approvati». A dirlo sono le Associazioni ambientaliste riconosciute riunite nell’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio. Tra queste anche il Cai

 width=

Un’immagine del parco nazionale dello Stelvio © Elch33, Wikipedia

«Troviamo ingiustificabile che il Parco Nazionale dello Stelvio non abbia ancora un Piano e un Regolamento definitivamente approvati». A dirlo sono le Associazioni ambientaliste riconosciute riunite nell’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio (Cai – Club alpino italiano, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF) a 86 anni dall’istituzione del parco nazionale, a 6 anni dalla Intesa (dell’11/2/2015) tra lo Stato la Regione Lombardia e le due Province autonome di Trento e di Bolzano che ha sancito la nuova governance dell’area protetta e, infine, a 3 anni dall’avvio delle procedure partecipative nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica per la definizione degli strumenti fondamentali per la tutela e la valorizzazione dinamica del patrimonio naturalistico alpino per cui il PN dello Stelvio è stato istituito.

Le associazioni, che hanno dato vita nel 2016 all’Osservatorio, sottolineano come in una situazione di radicale mutamento delle vocazioni dei territori montani dovuto ai cambiamenti climatici, se si tenesse davvero allo sviluppo sostenibile delle Alpi centrali si dovrebbe concludere al più presto questi passaggi per dare certezze ai comuni e alle popolazioni locali. Non si possono, invece, riproporre modelli di intervento obsoleti e soprattutto avallare i tentativi di chi, anche con la scusa delle Olimpiadi invernali 2026, vuole bypassare o eludere le normative comunitarie e nazionali a tutela della natura e le regole fissate dalle Linee Guida previste espressamente dall’Intesa del 2015 e approvate dal Comitato Nazionale di Coordinamento di Indirizzo nel 2017 per le varie Zone, di maggiore o minore tutela, in materia infrastrutturale, urbanistica, impiantistica e turistica.

Sono queste le valutazioni e richieste che l’Osservatorio delle Associazioni ambientaliste sottolinea e rilancia all’attenzione del Ministero della Transizione Ecologica, della Regione Lombardia e delle due Province autonome proprio oggi, 28 giugno 2021, giorno dell’ultima riunione del Comitato Nazionale di Coordinamento e di Indirizzo del PN a conclusione del suo primo mandato e a 5 anni dal suo insediamento.

L’Osservatorio censura il fatto che ancora non siano state redatte dalla Regione e dalle due Province autonome le proposte definitive di Piano e Regolamento, su cui è aperta una procedura di Valutazione Ambientale Strategica dal 2018. Proposte che devono essere presentate al parere vincolante del ministero della Transizione ecologica per avere strumenti coordinati e armonici che garantiscano l’unitarietà dell’area protetta nazionale, ribadita anche dal D.lgs n. 14/2016 per la Regione Trentino-Alto Adige e dalla LR n. 39/2015 per la Regione Lombardia.

In assenza degli strumenti indispensabili per procedere ad una gestione concorde, dinamica e sostenibile del territorio dell’area protetta, l’Osservatorio delle Associazioni ricorda al ministero, alla Regione e alle due Province autonome che vale quanto stabilito sia dalle norme nazionali (legge quadro sulle aree protette e decreto ministeriale sui criteri minimi di tutela della Rete Natura 2000) sia dalle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli” e, quindi, i divieti e le tutele vigenti su scala nazionale ed europea. L’Osservatorio trova paradossale che proprio le amministrazioni territoriali che avrebbero tutto l’interesse ad uscire da una situazione vincolistica non siano state ancora in grado perfezionare le loro proposte.

In occasione dell’ultimo confronto con il Comitato Nazionale di Coordinamento e di Indirizzo svoltosi il 26 maggio scorso (ad un mese dalla sua scadenza quinquennale) l’Osservatorio delle Associazioni, che nel tempo ha mantenuto con esso un dialogo costruttivo, ha appreso che né per la Regione Lombardia né per la Provincia di Bolzano si ha ancora una stima, anche solo approssimativa. dei tempi di conclusione delle proposte definitive di Piano e di Regolamento. E, inoltre, che comunque sono state tenute in scarsa o nessuna considerazione – in violazione della normativa comunitaria sulla VAS – le osservazioni delle Associazioni in cui si segnalano l’incoerenza e/o il contrasto di alcune scelte contenute nelle prime proposte di Piano (in particolare sulla zonizzazione) e di Regolamento con la legge quadro sulla aree protette (legge n. 394/1991), con la tutela assicurata ai siti comunitari della Rete Natura 2000 e con le stesse Linee Guida.

Il rischio è che nell’area buffer dell’area protetta o dei siti della rete Natura 2000 rischiano di essere realizzati quegli interventi che alcuni operatori economici (in particolare del comparto sciistico) stanno richiedendo nell’ambito della procedura di VAS in corso sul PTCP della Provincia di Sondrio o quelli previsti nei cosiddetti “progetti di indirizzo” proposti dalla Regione Lombardia (da realizzarsi a Cancano, Stelvio, Valfurva, Valli Camune) o dalla Provincia di Bolzano (ampliamento del carosello sciistico di Solda).

Nel contempo, si registrano anche richieste per realizzare nuove infrastrutture stradali e ferroviarie, per aumentare il volume degli edifici sparsi, per costruire ex novo impianti per lo sci e, addirittura, già effettuare interventi minori (asfaltatura di strade, posa di condotte, ecc.), già in corso, ma che comunque incidono anche in aree tutelate di pregio.

Questi risultati, secondo l’Osservatorio delle Associazioni, portano a considerare come fondati i timori e le critiche espresse al momento della definizione, tra il 2015 e il 2016, della nuova governance del PN dello Stelvio, ossia la difficoltà di assicurare la configurazione unitaria del PN nel rispetto delle normative vigenti. Timori che tornano di attualità alla luce anche della discutibile frammentazione della VAS, che vede lo svolgimento di procedure plurime e non sincrone ai livelli locali che sono, quindi, incapaci di dar conto degli effetti cumulativi di ogni proposta e di consentire un’effettiva, armonica partecipazione e la definizione di strumenti di piano coordinati.

A quest’ultimo proposito l’Osservatorio delle Associazioni pone il problema dell’effettivo coordinamento della gestione, posto che il vigente ordinamento del Parco Nazionale affida alla Regione e alle due Province autonome la gestione tripartita e attribuisce al Comitato Nazionale di Coordinamento e indirizzo il potere di coordinare la gestione. Tuttavia, le proposte di Piano e di Regolamento finora elaborate non prevedono gli strumenti necessari per consentire al Comitato di esercitare tale potere e neppure di rappresentare il Parco nella sua unitarietà.

Dichiarazione del Delegato del Club alpino italiano per l’Osservatorio Oscar Del Barba

«Prendiamo atto della situazione di stallo che si sta verificando dopo 5 anni dall’avvio dei lavori che avrebbero dovuto almeno portare alla definizione dei piani territoriali delle tre zone (Territorio lombardo e territori riferiti alle Province autonome di Trento e Bolzano) in cui artificiosamente, per esigenze politiche, il Parco Nazionale è stato suddiviso. Vorrei ricordare a chi pensa che senza pianificazione si possa liberamente intervenire nell’ambito del Parco Nazionale, che i vincoli preesistenti sono tuttora in vigore e quindi ogni edificazione o realizzazione di impianti e piste sciistiche rimarrà bloccata fino al compimento delle procedure di approvazione del piano territoriale. Il Cai, unitamente alle associazioni ambientali, aveva collaborato attivamente con il Comitato di Coordinamento del Parco presieduto dall’on. Parolo (a cui va il nostro ringraziamento per come fino a qualchetsettimana fa ha condotto i lavori) e che tale collaborazione è sempre stata apprezzata dal Ministero della Transizione ecologica».

I valori naturalistici del Parco Nazionale dello Stelvio

Collocato, con i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi Centrali, lo Stelvio è un tipico parco montano d’alta quota: per circa tre quarti il suo territorio è al di sopra dei 2000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 m sulla cima dell’Ortles. Grazie alle elevate quote medie è caratterizzato da un susseguirsi di cime impervie e di vastissime superfici glaciali. Il gruppo dell’Ortles-Cevedale, sul confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige, ne costituisce il cuore geografico. La fauna conta, solo tra i vertebrati, oltre 260 specie. Meritano di essere ricordate, per riassumere all’estremo la ricchezza faunistica del Parco, l’importante presenza di grandi rapaci (aquila reale e gipeto), le ricche popolazioni di ungulati (soprattutto cervo e stambecco) e la presenza di molte specie tipiche degli habitat montani (galliformi alpini, marmotta, lepre bianca, ermellino, ecc.). L’area protetta interessa ben ventitré comuni più o meno ampiamente compresi al suo interno (dieci in Lombardia, dieci in Provincia di Bolzano e tre in Provincia di Trento).

Articoli Correlati