La candidatura, presentata da Italia, Francia e Svizzera nel 2018, è stata approvata all’unanimità nella XIV sessione del Comitato Intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, in corso di svolgimento a Bogotà
L’alpinismo è stato nominato all’unanimità Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, in occasione della XIV sessione del Comitato Intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, in corso di svolgimento a Bogotà (Colombia).
Sono state Italia, Francia e Svizzera a presentare nel 2018 la candidatura per l’iscrizione nella lista dell’Intangible Cultural Heritage, evidenziando gli aspetti sociali e culturali della pratica alpinistica, nonché lo spirito internazionale che la contraddistingue da sempre. Un importante riconoscimento, dunque, per l’arte di scalare in maniera rispettosa dell’ambiente, ispirata da principi di solidarietà e libertà. Per l’Italia la candidatura è stata presentata dal Club alpino italiano, dal Collegio nazionale guide alpine italiane e dal Comune di Courmayeur.
Per il Presidente generale del CAI Vincenzo Torti “si tratta di un risultato di grande rilievo, sia per il Club alpino italiano, che, avendo per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione (art. 1 dello Statuto), ha operato a tal fine, con il fondamentale apporto dei responsabili del nostro Museo Nazionale della Montagna, sia per il Club alpino svizzero e la Federazione francese dei Club alpini e di montagna, con cui abbiamo condiviso il progetto ed il percorso, unitamente alle corrispondenti Associazioni nazionali di Guide alpine ed ai Comuni di Courmayeur e Chamonix, le cui Amministrazioni hanno creduto per prime a questa idea che circolava da tempo tra gli alpinisti. Il tutto con la referenza e la collaborazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”.
Torti è convinto che “se da un lato questo riconoscimento internazionale contribuirà a dare visibilità all’alpinismo in quanto tale, dall’altro comporterà l’obbligo di adottare specifiche misure di salvaguardia. Ed è in questo che i Club alpini proponenti, italiano, francese e svizzero, al pari della Guide alpine e dei Comuni transfrontalieri, saranno tenuti ad azioni di sensibilizzazione verso i possibili nuovi aderenti, partendo dal presupposto che, ferma la libertà di accesso alle montagne, l’avvicinamento alla loro frequentazione richiede fasi di apprendimento e di accompagnamento, l’esatto contrario della superficialità con cui vengono pubblicizzati messaggi di avventura no-limits”.
Per questo, già nella proposta a suo tempo sottoscritta, aggiunge il Presidente del CAI, “sono stati previsti una costante attività di prevenzione rispetto ai rischi legati alla banalizzazione delle attività e dei luoghi in cui si svolge ed il rafforzamento della vigilanza preventiva nell’attenzione all’ambiente”.
Dunque, è la conclusione di Torti, “l’ingresso dell’alpinismo nel novero dei beni di valenza culturale comune all’umanità intera non va visto in un’ottica di mera catalogazione, per quanto prestigiosa, bensì con presupposti e prospettive che collimano integralmente con finalità e valori che ci appartengono sin dalla nostra fondazione”.