Tra il 13 luglio e il 4 agosto escursionisti e alpinisti potranno ricevere informazioni sull’ipertensione arteriosa, sui suoi rischi e sul comportamento della pressione arteriosa in montagna. Tutti potranno inoltre misurarla. Organizzano Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, Club alpino italiano e Società italiana di medicina di montagna.
Far conoscere il comportamento della pressione arteriosa quando si sale in quota per prevenire i rischi dell’ipertensione arteriosa. È questo l’obiettivo della “Giornata contro l’ipertensione arteriosa in montagna”, iniziativa organizzata dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA) in collaborazione con il Club alpino italiano (CAI) e la Società italiana di medicina di montagna (SIMeM) nei fine settimana tra il 13 luglio e il 4 agosto in 34 rifugi alpini e appenninici di dieci regioni.
Escursionisti e alpinisti potranno ricevere informazioni sull’ipertensione arteriosa e i suoi rischi, oltre che sul comportamento della pressione arteriosa in montagna. Tutti potranno inoltre misurare la propria pressione arteriosa.
“Intendiamo sensibilizzare i frequentatori della montagna a prestare attenzione all’effetto dell’ipossia in alta quota su eventuali patologie cardiovascolari, in particolare per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa“, affermano Gianfranco Parati (presidente Fondazione SIIA), Claudio Ferri (presidente SIIA), Luigi Festi (presidente Commissione centrale medica del CAI) e Lorenza Pratali (presidente SIMeM). “Ad ogni soggetto, dopo la misurazione della pressione, verrà richiesto di compilare un semplice e breve questionario di autovalutazione sulla consapevolezza di questi problemi che, in modalità del tutto anonima, sarà utile agli studiosi per migliorare ulteriormente le campagne di informazione e prevenzione sull’ipertensione arteriosa. Inoltre, ove possibile, verrà anche misurata in modo non invasivo e registrata la percentuale di ossigeno nel sangue, per valutare eventuali stati di iniziale ipossia e la loro relazione con la pressione arteriosa. Si tratta dunque di un evento a valore sia educativo sia scientifico, di sicura utilità per alpinisti ed escursionisti”.
Tra sabato 13 e domenica 14 luglio si potrà misurare la propria pressione in tre rifugi tra Lombardia e Friuli (Casati a Valfurva, Baroni al Brunone a Valbondione e Celso Gilberti a Tarvisio). La maggioranza degli altri rifugi, sparsi in tutte le regioni dell’arco alpino, in Abruzzo e in Calabria, aderiranno il fine settimana successivo (20-21 luglio), mentre al Rinaldi (Terminillo) e all’Orto di Donna (Minucciano) si potrà partecipare, rispettivamente, il 24 luglio e il 4 agosto.
L’iniziativa si basa sui risultati recenti della ricerca sugli effetti cardiovascolari della esposizione acuta all’alta quota, in gran parte basati su una serie di studi effettuati nell’ambito dei progetti Highcare sull’Everest, sulle Ande e sulle Alpi dall’Istituto Auxologico Italiano di Milano e dall’Università Milano-Bicocca. Studi che hanno portato per la prima volta nel mondo a pubblicare raccomandazioni internazionali per un’ascesa sicura in montagna di soggetti con precedenti episodi cardiovascolari. Inoltre hanno dimostrato che l’esposizione acuta all’ipossia (ridotta disponibilità di ossigeno) che caratterizza l’alta quota può far salire la pressione arteriosa in modo significativo, sia in chi solitamente ha una pressione normale, sia nei oggetti che già soffrono di ipertensione arteriosa a livello del mare, con differenze legate ad alcune caratteristiche individuali tra cui l’età.
“Conoscere il comportamento della pressione in quota può pertanto consentire a chi ama la montagna di effettuare ascensioni con maggiore sicurezza, mettendo in atto semplici ma adeguate misure protettive in collaborazione con il proprio medico e/o grazie alla consultazione di ambulatori specializzati in medicina di montagna coordinati da SIIA, CAI e SIMeM”, concludono Parati, Ferri, Festi e Pratali.