Corno alle Scale, il CAI contrario all’impianto a fune

Ieri sera a Bologna il Presidente del CAI Emilia-Romagna Vinicio Ruggeri ha sottolineato che “occorrono investimenti diffusi con un occhio alle nuove forme di turismo sostenibile. Necessaria promozione e cura dei cammini, creazione di posti tappa e valorizzazione di artigianato ed enogastronomia”.

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Il Club alpino italiano ribadisce la propria contrarietà al progetto di collegare con impianti a fune il Corno alle Scale alla Doganaccia, nell’Appennino Tosco-Emiliano. Contrarietà motivata dalla volontà di tutelare l’ambiente, ma anche da valutazioni economiche.

Questo è quanto ha dichiarato il Presidente del CAI Emilia-Romagna Vinicio Ruggeri ieri sera al Cinema Lumière di Bologna, in occasione dell’incontro “La politica si occupa della montagna? Il caso del collegamento al Corno alle Scale”, promosso, oltre che dal Club alpino, da WWF, Legambiente e Mountain Wilderness. L’appuntamento è stato organizzato a seguito del primo incontro, a Lizzano in Belvedere (BO), del “processo di partecipazione e ascolto” che dovrà contribuire alla redazione del Master Plan attraverso il quale individuare le priorità e le modalità di intervento per la riorganizzazione e l’ampliamento del comprensorio sciistico del Corno alle Scale. Ciò ai fini della attuazione dell’intesa tra governo e regioni Emilia-Romagna e Toscana, che ha messo a disposizione ingenti fondi per gli impianti di risalita.

“Come sottolinea il WWF, il Corno alle Scale è un luogo straordinariamente ricco di specie vegetali, che verrebbero seriamente danneggiate se questo progetto prendesse il via. Senza contare i costi e il consumo idrico causato dall’innevamento artificiale in un momento dove i cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti“, ha affermato Ruggeri. “Come CAI reputiamo che investire ingenti somme in un unico punto e in un unico settore rappresenti una pessima gestione dei soldi pubblici. Occorrono investimenti diffusi con un occhio alle nuove forme di turismo sostenibile, dato che la montagna è un territorio vivo e vitale, con le sue peculiarità da valorizzare e le sue fragilità da tutelare. Le nostre proposte sono sempre le stesse: investimenti diffusi, promozione e cura dei cammini, creazione di posti tappa, valorizzazione di artigianato ed enogastronomia, oltre alla tutela dell’ambiente. Se queste risorse non possono in alcun modo essere dirottate, che vengano utilizzate solamente per ammodernare gli impianti esistenti, lasciando così indenne il versante tra il Lago Scaffaiolo e la Val di Gorgo”.

Questi concetti sono stati ribaditi anche dagli altri intervenuti: Fausto Bonafede per il WWF (che ha sottolineato che i nuovi impianti attraverserebbero sei habitat di interesse comunitario. “Inoltre in questo crinale, uno dei più ventosi d’Italia, esiste un rischio sicurezza per gli impianti stessi”); Luigi Casanova per Mountain Wilderness (“l’Appennino ha delle importanti potenzialità in ottica di un turismo dolce che possono consentire di riappropiarsi della natura e recuperare culture, tradizioni e storie della montagna italiana”), Pierluigi Musarò di IT.A.CA (“la montagna andrebbe vissuta sfruttando quello che offre in maniera naturale, investendo su un’offerta turistica variegata e sostenibile”); Vittorio Monzoni di Legambiente (“la stazione sciistica del Corno alle Scale è in agonia da 30 anni e vive solo con soldi pubblici. La ricetta non è ingrandirla, ma puntare su natura, cultura e ricostruzione sociale”); Paolo Piacentini di Federtrek (“la montagna deve reinventarsi un futuro e la politica deve dare attenzione ai ritornanti, defiscalizzando chi fa attività imprenditoriale ambientalmente sostenibile. Se non c’è benessere locale non ci può essere futuro”).

Presente anche il Presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI Filippo Di Donato, che ha ricordato che “gli interventi sugli impianti sciistici non si autofinanziano e chiedono continue risorse pubbliche. Le risorse economiche devono essere destinate a scelte durature e sostenibili, al sostegno di chi ancora vive tenacemente in montagna, a favore di popolazioni sempre più a rischio di spopolamento e di invecchiamento”.

La serata si è conclusa con l’intervento del sindaco di Lizzano in Belvedere Elena Torri, che si è detta “d’accordo con la promozione di attività turistiche slow, che però non sono in contraddizione con impianti di risalita che identificano il territorio che amministro. Stiamo cercando il modo migliore per utilizzare le risorse che abbiamo a disposizione”.

 

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