Comunicato 1.2020

Comunicato 2.2020

Comunicato 3.2020

 

CALABRIA in fiamme

La Calabria brucia, da nord a sud, come testimoniano le foto che i nostri amici della TAM (Commissione Tutela Ambiente Montano del CAI) hanno inviato, brucia Morano, Grisolia, Scalea, Acquappesa, Badolato, Casignana, Condofuri, brucia fino alle porte di Reggio. Ma brucia la Sicilia, la Sardegna, bruciano la Turchia, gli stati Uniti e l’Australia. Fuochi colposi, fuochi nella stragrande maggioranza dolosi.

Fuochi che non sono catartici e purificatori, non sono quelli dei pastori che bruciavano i prati di montagna per avere erba sempre fresca, non sono i fuochi degli agricoltori che dopo la mietitura bruciavano le stoppie nella convinzione di “pulire” i campi e prepararli alle successive semine, non sono i fuochi propiziatori del solstizio d’inverno buoni a scacciare la paura di una notte eterna nella speranza che il giorno ricominciasse a crescere, né i fuochi della savana che tenevano lontani i predatori, o fuochi buoni a scaldare gli inverni e illuminare le notti.

Sono fuochi di distruzione, atto finale di una civiltà che ha definitivamente rotto il suo legame, la sua dipendenza dalla natura e pensa che l’energia per le nostre vite possa provenire dall’atomo o dall’elettricità.

Questi fuochi sono distruzione e basta, e chi in maniera ai più incomprensibile appicca incendi in zone difficili da raggiungere per le squadre antincendio o al limite della notte per ostacolare l’azione di canadair ed elicotteri o nei giorni di forte vento perchè il fuoco si propaghi più velocemente , non sono semplicemente dei “malvagi” e molto spesso non lo fanno per interessi specifici, sono semplicemente le avanguardie della nostra decomposta “civiltà” che tentano semplicemente di accelerare lo scenario finale della nostra storia : un deserto di cenere e spazzatura da cui finalmente l’uomo sarà stato eliminato.

Questi individui compiono nell’incendiare un atto tremendo e oscuro contro se stessi e l’Umanità, non sapendo, non sentendo che noi uomini e tutto quello che pianta non è, vive grazie alle piante, che non esiste gesto della nostra vita dal respirare al camminare al guardare che direttamente o indirettamente non provenga dalle piante, ossigeno e cibo.

E chi può allora rivolgere il proprio atto distruttivo verso gli organismi che sono alla base della sua stessa sopravvivenza? Chi non sa (o non sa più) o chi vuole autodistruggersi.

Le strategie per combattere questo flagello le conosciamo dal controllo dei boschi (una volta non c’erano d’estate le torrette nei boschi più fitti per l’avvistamento dei fuochi?), al governo degli stessi perché se le strade tagliafuoco e la pulizia del sottobosco non hanno senso in boschi lasciati alla loro più completa naturalità, diventano indispensabili quando gli stessi sono accessibili all’uomo. Poi ci sono le squadre antincendio, depotenziate se non abolite, ci sono i presidi volontari comunali con squadre di volontari pronti a intervenire prima che il fuoco si propaghi e che sono quasi inesistenti almeno alle nostre latitudini, ci sono i vigili del fuoco anch’essi depotenziati abbondantemente e infine i canadair e gli elicotteri, con gestioni non sempre trasparenti e con costi molto alti per la comunità anche se oggettivamente insostituibili quando il fuoco si sviluppa in zone inaccessibili.

Le istituzioni da quelle comunali a i Parchi, dalla Magistratura ai Forestali alle regionali, possono e dovrebbero quindi potenziare tutti i mezzi di contrasto a queste azioni criminali, senza dimenticare che solo la comprensione del legame imprescindibile fra noi e il mondo vegetale riuscirà a fornirci una vera concreta possibilità di salvezza.

Mariuccia Papa

Presidente Commissione Regionale Calabria

Tutela Ambiente Montano del CAI